E’ evidente come le perplessità e le polemiche, da parte di singoli o di formazioni politiche, che stanno accompagnando l’iter del piano paesistico, non tengano nel debito conto la concomitanza “fortunata”, per la nostra città, di essere contenitore naturale di cultura, architettura e paesaggio.
Il Piano può ben alimentare, nel suo dispiego pratico, l’insorgere di contraddizioni, interessi di parte, come anche facili semplificazioni, ma non v’è dubbio però, che la “ratio”e le finalità che in questo caso ha spinto il legislatore a predisporre un simile strumento non possono che essere assolutamente condivise.
Rinnovamento per Noto, ritiene infatti che non si possa prescindere dalla necessità di pensare il territorio come elemento costitutivo, caratterizzante e di orientamento sociale ed economico di una comunità e, come tale, che non si possa non riconoscere ed apprestare ogni tutela possibile.
Troppe volte assistiamo allo scempio che ne viene fatto in ossequio a presunte esigenze di pseudo sviluppo fuori da ogni ragionevole contesto; sotto il “ricatto” di un lavoro che non c’è ma che non è per nulla detto che debba arrivare così; di un benessere effimero e a beneficio sempre dei pochi soggetti economici interessati, che fanno del territorio la materia prima facile da acquisire, vandalizzare e monetizzare, aiutati, più o meno distrattamente, dalla miopia della classe politica che nulla fa affinché la vocazione naturale del territorio ed il paesaggio dettino essi le ragioni e i modi di uno sviluppo vero e duraturo anche per le future generazioni.
Il Piano Paesistico, dunque, non solo può interpretare la filosofia di come vogliamo essere territorio e quindi comunità, ma può rappresentare l’auspicabile “normativa” capace di regolamentare e di dettare le linee guida nei vari settori di attività connessi, in un contesto di doveroso rispetto del patrimonio culturale e territoriale, arginando così la facile anarchia e l’abusivismo sempre in agguato anche per l’annosa e colpevole assenza di qualunque piano di sviluppo, strumenti urbanistici e controlli.
Ciò non toglie che nell’iter della sua formazione, debbano trovare spazio i legittimi interessi ed il confronto tra chi vuole il territorio e il paesaggio come motori dello sviluppo e vis attrattiva della città e chi, all’interno di questa imprescindibile scelta, può voler operare economicamente nei vari settori. In primis turismo, agricoltura, artigianato e commercio; e con riferimento ai settori industriale ed edilizio, con una nuova e moderna visione ecosostenibile.
Ciò detto, non si capisce come nel prossimo Consiglio Comunale, che si terrà alla fine di questo mese, nelle more della definizione del Piano stesso e vista la perdurante, colpevole mancanza del piano Regolatore, ci siano all’ordine del giorno dei Piani di Lottizzazione, tra cui quello a ridosso della zona archeologica di Eloro, la cui eventuale approvazione, viste anche le dimensioni, apparirebbe quantomeno forzata e affrettata.
Di un ulteriore scempio e dell’ennesima offesa del territorio e dei cittadini che un’altra sciagurata e irreversibile ondata di cementificazione comporterebbe, la città non sente il bisogno e certamente reagirebbe con autentico sdegno.